ALLENARE LE AFFORDANCES

Teaching Sport Skills THE POWER OF CONTEXT

Dobbiamo percepire per muoverci, ma anche muoverci per percepire” (J. Gibson , 1979)

Le teorie ecologico-dinamiche affrontano l’apprendimento motorio considerando assolutamente indissolubile l’inter-azione tra l’atleta e l’ambiente circostante. Non si può parlare di abilità, di movimento, di azione sportiva senza considerare il contesto nel quale si sta svolgendo il tutto.
Le caratteristiche del contesto influiscono sull’azione svolta generando variabilità. Questo è quello che Nicolai Bernstein definì “Context-Conditioned Variability Problem”. (Per un’analisi sulla variabilità motoria, leggi l’articolo TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA”)

Viene abbandonata la visione lineare di percezione ed azione. Ovvero la visione per la quale prima percepiamo e poi agiamo, intendendo questo come un processo che parta dalle aree superiori (cervello) per terminare in quelle periferiche (muscoli), che si trovano ad essere mere esecutrici di movimento. Il processo di percezione ed azione è definito circolare, poiché come riportato nella citazione iniziale se è vero che dobbiamo percepire per agire è anche altrettanto vero che è proprio il nostro agire, il muoverci, l’esplorare il contesto che ci consente di continuare a percepire.

Fu James Gibson, grande esponente della psicologia ecologica, a coniare il termine “Affordances”. Ma di cosa si tratta?
All’interno del libro “Nonlinear Pedagogy in Skill Acquisition”, gli autori Keith Davids, Jia Yi Chow, Chris Button e Ian Renshaw definiscono le affordances “relazioni funzionali che si formano tra l’atleta e l’ambiente circostante”. Questa definizione esalta le proprietà funzionali, piuttosto che strutturali, di un ambiente di performance (pensiamo ad oggetti, superfici, presenza di compagni e avversari, che invitano l’atleta ad agire). Ecco, inviti ad agire offerti dal contesto, questo sono le affordances.

OGGETTIVITÀ E SOGGETTIVITÀ

Poiché un’affordance è una proprietà di relazione tra atleta ed ambiente, possiede sia caratteristiche oggettive che soggettive” (Gibson, 1979).

Un’affordance esiste a prescindere dalle abilità o dalle intenzioni di un soggetto. È una caratteristica oggettiva dell’ambiente di performance. Se osserviamo la foto sottostante noteremo che lo spazio tra due difensori, il quale rappresenta un’affordance, poiché è un invito ad agire per il possessore di palla che potrebbe eseguire un passaggio filtrante, esiste a prescindere dal fatto che il giocatore lo abbia visto, che si senta o non si senta in grado di utilizzarlo, o che decida per altre soluzioni offerte dal contesto.

Ovviamente le affordances hanno anche una caratteristica di soggettività, poiché dipendono dalle abilità dell’atleta, dalle sue motivazioni, dalla sua percezione, dalla volontà di sfruttare questa interazione con l’ambiente oppure no.
Ecco che allora lo stesso ambiente di performance può presentare caratteristiche molto diverse tra due atleti differenti che, sulla base delle loro abilità, esperienze, necessità ed intenzioni, possono percepire e sfruttare diverse affordances.

Un grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri”  Vujadin Boškov.

Credo che questa citazione evidenzi particolarmente questa caratteristica di soggettività delle affordances; giocatori di alto livello percepiscono e sfruttano proprietà di relazione con l’ambiente che giocatori di più basso livello non percepiscono o non riescono a sfruttare.

ALLENARE LE AFFORDANCES

PROGETTARE LE ESERCITAZIONI

Grazie alla loro caratteristiche di oggettività-soggettività si può dire che le affordances siano inviti ad agire che emergono dalla relazione dinamica dell’individuo all’interno del suo ambiente di performance.

Gibson scrisse “le affordances non causano il comportamento ma lo vincolano o lo controllano”. Si possono considerare quindi le affordances di un ambiente come dei vincoli che faranno emergere comportamenti da parte dei giocatori.

Nella pedagogia non lineare gli allenatori dovrebbero considerarsi dei progettisti di apprendimento con il ruolo di creare specifiche affordances nelle esercitazioni di allenamento per facilitare l’emergenza di relazioni funzionali tra gli atleti e i loro ambienti di performance” (Davids K., et al, 2014)

Creare varietà di stimoli percettivi significa di fatto creare affordances per i nostri giocatori; stimoli percettivi caratterizzati dalla specificità dell’ambiente di performance, abituando gli atleti a conoscere e ri-conoscere queste proprietà di relazione migliorando la loro abilità di saperle sfruttare per raggiungere i propri obiettivi.

Sono numerosi gli studi di ricerca che dimostrano come atleti di più alto livello riescono a percepire e selezionare le informazioni rilevanti per il raggiungimento dei propri scopi. Atleti che durante la pratica di allenamento sono abituati a relazionarsi con le caratteristiche dell’ambiente che troveranno durante la gara, saranno molto probabilmente più abili a riconoscere e sfruttare le proprietà di relazione del contesto durante la gara stessa.

I giocatori più abili apprendono ad utilizzare solo le affordances più rilevanti disponibili all’interno del panorama di opportunità di azioni offerto dall’ambiente” (Bruineberg & Rietveld, 2014).

L’ALLENAMENTO RAPPRESENTATIVO

Gli sport di squadra sono caratterizzati dall’espressione di abilità che in ogni circostanza riflettono l’interazione tra intenzionalità del giocatore, percezione ed azione.
Allenare rispettando quanto espresso in precedenza in merito alla necessità di dover ricreare le affordances presenti nell’ambiente di performance significa di fatto cercare di “specchiare” la gara, di rappresentarla.
Ideare esercitazioni che presentino dei vincoli in grado di far emergere comportamenti da parte dei giocatori consiste nel ricreare l’accoppiamento informazione-movimento che aiuterà l’atleta a diventare abile a riconoscere ed agire.

La progettazione di vincoli durante le esercitazioni di allenamento può facilitare la trasferibilità di un apprendimento” (Pinder et al., 2011)

Ogni atleta presenta caratteristiche uniche che gli consentiranno di trovare soluzioni diverse a problemi comuni. Imporre le soluzioni, anziché guidarle attraverso l’utilizzo di vincoli, significa di fatto impedire al sistema “atleta” di auto-organizzarsi, di creare soluzioni adatte alla propria conformazione corporea, al proprio bagaglio di esperienze motorie, alle proprie intenzioni, emozioni e motivazioni.

Allenare a percepire per agire, ad agire per percepire. Questo significa allenare le affordances.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Fernando Lower
    4 Dicembre 2020 00:22

    In anzitutto grazie per la passione che ci trasmetti in ogni argomento.
    Particolarmente delle affordance, che ho scoperto da poco e mi sono appassionato. ..Le affrodance e neuroni spechio, possiamo dire che quanto più questi stimoli vengono sperimentati il giocatore fa la differenza nei momenti di massima complessità del gioco.
    Ovvero è pronto a risolvere prima e ha più possibilità di essere efficace.
    Ho fatto questo ragionamento in poche parole.
    grazie mille Alberto

    Rispondi
    • Ciao Fernando! Grazie a te!
      Direi che il tuo ragionamento mi trova molto d’accordo. Allenare a percepire direttamente… proprio grazie alla conoscenza della informazioni rilevanti del gioco… credo sia il modo migliore per “velocizzare” le scelte dei nostri giocatori.
      A presto !

      Rispondi

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