NUOTARE PER CRESCERE

UN ANNO DOPO…

Esattamente 365 giorni dopo l’ultimo articolo torno a scrivere sul blog TSS.

Perdonatemi l’assenza, giustificata da una nascita e dai soliti mille impegni, che non mi hanno tolto la volontà di studiare e approfondire i temi di cui si vuole occupare questo blog, ma soltanto il tempo di poterli ri-elaborare all’interno di queste divulgazioni.

Prometto di tornare all’attacco, con almeno una pubblicazione al mese.

Il primo articolo non sarà un approfondimento legato alle tematiche dell’apprendimento, ma una riflessione su quanto possano essere diverse le modalità con le quali decidiamo di affrontare la vita e soprattutto le relazioni all’interno dei sistemi complessi di cui facciamo parte. Queste modalità incidono direttamente sulle nostre possibilità di crescita e sulle possibilità di sviluppo dei sistemi in cui siamo inseriti.

Queste riflessioni dovrebbero essere alla base delle strategie di selezione del personale e di organizzazione delle attività da parte di chi, questi sistemi (società sportive per esempio) li dirige.

DUE TIPOLOGIE DI PERSONE

Le persone più competenti che ho conosciuto, quelle che sanno davvero di cosa parlano, sono sempre state contraddistinte da umiltà e apertura mentale. Credo che ci possa essere una correlazione diretta tra competenza (in senso lato) e umiltà. Ed ho avuto la fortuna nel mio percorso di averne conosciute parecchie.

Al contrario invece mi è capitato, purtroppo, di incrociare nel mio cammino lavorativo e personale personaggi alquanto discutibili, con conoscenze e competenze di basso rango ma con uno spiccato saccentìsmo, completamente ingiustificato dai fatti. Anche qui, in un certo senso credo si possa trovare una correlazione, questa volta inversa, tra inadeguatezza tecnica (legata al proprio ambito lavorativo) e capacità di ascoltare, entrare in relazione e migliorarsi reciprocamente.

IL RISCHIO DI ANNEGARE

Il concetto è piuttosto semplice. Se non sai nuotare e alzi il livello dell’acqua, anneghi. Punto. Tenere il livello basso è quanto di più strategicamente preferibile per chi non si vuole muovere, perché non si sa muovere o anche solo perché costa fatica.

Imparare a nuotare per esempio costa fatica, ti devi iscrivere ad un corso, lo devi frequentare, devi affrontare delle difficoltà, devi accettare che qualcuno ti spieghi come si fa e ci devi provare. Poi una volta che hai imparato beh devi cominciare a fare qualche vasca, ecc…

Molto meglio starsene belli tranquilli sul bagnasciuga a prendere il sole.

Ora immaginate di essere voi queste persone che non ne vogliono sapere di imparare a nuotare…

Il problema nasce quando intorno a voi, nella vostra piscina, arriva qualcuno che vuole alzare il livello dell’acqua perché vuole farsi una bella nuotata. Qui nascono i problemi e avete due possibilità (perché la terza, quella di andarvene, il vostro ego smisurato non la prende in considerazione) : vi mettete in moto per imparare a nuotare, e insieme agli altri provate a crescere nel vostro livello di competenza (spero si inizi ad intuire una similitudine con la vita vera) oppure fate di tutto perché intorno a voi l’acqua resti molto bassa. E qua le strategie si sprecano, parlate male di chi sta intorno a voi, vi circondate di persone che amano fare quello che fate voi, fate la guerra del quartiere, sminuite chi si mette a mettere in discussione il vostro operato, evitate i confronti sui contenuti, buon viso a cattivo gioco, ecc… tutte cose che fanno sì che il sistema intorno a voi non cresca, anzi inizi un processo di involuzione. Quell’involuzione che vi consentirà, con le vostre scarse competenze, di stare belli tranquilli.

LA MORTE INVISIBILE

Questa per me è la morte invisibile. È la morte perché è la fine di un percorso di vita, ci siamo accontentati, abbiamo stabilito che cosi come siamo è sufficiente. È invisible perché non ci accorgiamo di quello che ci sta succedendo.

L’unica strada che abbiamo verso il successo, non quello dei trofei che alzeremo, ma quello delle sfide che riusciremo a superare, quello del livello di competenze che riusciremo a raggiungere, quello dell’amore verso quello che facciamo, dipenderà solo ed esclusivamente da quanto saremo in grado di spingerci verso l’ignoto, da quanto saremo sufficientemente coraggiosi da mettere in dubbio quel gran poco che conosciamo, da quanto riusciremo a cogliere da chi sta intorno a noi, circondandoci di “fenomeni” che alzano il livello obbligandoci a muoverci di continuo.

ALZIAMO IL LIVELLO

Sono due a mio avviso i modi che abbiamo a disposizione per alzare il livello, e sono necessari entrambi. Studiare e confrontarci. Il primo è indispensabile. In nessun lavoro di nessun ambito si può crescere e migliorare senza studiare. Allenare meglio si può fare solo se si studia, il resto sono balle che ci racconta chi crede di avere soluzioni che non ha, chi vive nel proprio immobilismo, fatto appunto di acque basse.

Il secondo alza il potenziale del primo. Studiare senza confrontarsi limita le nostre conoscenze e le nostre possibilità di scoprire il mondo. La cosa più bella che possiamo augurare a noi stessi e al nostro cervello è quella di incontrare nel nostro percorso persone che ci dicano che abbiamo torto, con lo spirito di chi vuole entrare in una relazione virtuosa, senza malizia, ma con l’intento di promuovere lo sviluppo nel sistema in cui lavoriamo.

 

Alberto Pasini

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Visto che si parla di confronto…prof secondo lei i ragazzi che hanno maggiori difficoltà in partita nel contesto globale,
    e più opportuno lasciarli più tempo con la squadra in situazioni di partita molto complesse o aiutarli diminuendo la complessità facendoli giocare in situazioni con maggiori vincoli?

    Grazie e complimenti, ci mancava questo blog☺️

    Rispondi
  • Fabrizio Pedroni
    26 Settembre 2022 17:34

    Bentornato professor Pasini, bellissimo articolo che condivido appieno. Da poco più di un anno all’età di 54 anni ho conseguito il “patentino” di uefa c (lei insieme a mister Bonaccorso e Dottoressa Lucia Castelli siete stati i nostri docenti nel corso in provincia di Bergamo). Non lo considero affatto un arrivo essere “un uefa c”, adesso voglio imparare a nuotare alzando piano piano il livello dell’acqua e per farlo occorre studiare e confrontarsi, sono d’accordo. Grazie e spero di rivederla presto

    Rispondi

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